Il formaggio più famoso del mondo aggiunge alla serie di spot con l’antipaticissimo topo, un’altra caduta di stile, e i social si rivoltano.
Una splendida regia di Paolo Genovese e una storia nello stile più vero del cinema italiano, ma che ad un certo punto si impunta su una questione “politicamente scorretta”. Prima di proseguire la lettura, se non avete già visto lo spot con Stefano Fresi, è opportuno visionarlo a questo link: https://lnkd.in/dKTggBFN
Lo storytelling è composto di vari episodi e si articola come un vero cortometraggio, ma quando i protagonisti giungono nel caseificio e il casaro Renatino dichiara di lavorare 365 giorni l’anno, immediatamente appare nella mente dello spettatore una vita di lavoro, priva dei diritti più elementari. Qualcuno ha sostenuto che solo la propaganda di Mussolini giungeva ad una esaltazione del sacrificio dei lavoratori di tale livello, ma è un’esagerazione. Di sicuro il concetto, reiterato più volte, rende un pessimo servizio al formaggio più famoso nel mondo.
Voglio porre la questione sul piano esclusivo dell’efficacia della comunicazione, senza incastrare i ragionamenti sul piano etico.
Ogni volta che una qualsiasi pubblicità commette l’errore di non considerare il messaggio come risultato, cioè la lettura e reazione dello spettatore, limitandolo all’intenzione del comunicatore, viene commesso un errore grossolano. L’errore, in questo caso, è commesso dagli sceneggiatori Paolo Genovese, Paolo Costella, Rolando Ravello, Cesare Casiraghi. I primi tre sono professionisti del cinema, ma Cesare Casiraghi è un pubblicitario noto, che avrebbe dovuto sapere e soprattutto vigilare proprio per evitare di sminuire l’effetto della comunicazione di marketing.
Stefano Fresi difende lo spot sostenendo che “un’opera di finzione”, peggiorando la situazione perché ha svelato l’intrigo della pubblicità. Se tutti siamo consapevoli che la pubblicità è in buona parte finzione, ricordarlo pubblicamente per un prodotto specifico equivale ad affossarlo.
Il Parmigiano Reggiano è un prodotto talmente noto ed indispensabile nelle cucine italiane, che probabilmente nemmeno il già citato topo con la erre arrotata di Parmareggio è riuscito a scalfire il fatturato. Le campagne del Parmigiano sono azioni di branding, per mantenere il marchio nella mente di tutti. E rappresentano l’immagine aziendale.
Errori e cialtronate possono capitare a chiunque, ma errori di comunicazione nel marketing possono costare davvero molto.